La Bioetica al Liceo Siotto di Cagliari
Il resoconto di Maria Paola Masala
C’è una materia che non viene insegnata nelle scuole. È la bioetica, e riguarda la nostra vita. La sovranità, per dirla con John Stuart Mill, che ogni individuo dovrebbe avere su sé stesso, il suo corpo, la sua mente. Averne conoscenza è il primo, fondamentale passo per poi apprendere a vederne i confini, e saperla gestire.
Un viaggio nella bioetica, un percorso che porti a una maggior consapevolezza dei propri diritti, è la proposta lanciata alle scuole superiori della Sardegna dall’Associazione Walter Piludu, che lo scorso marzo, con altre associazioni affini, ha dato vita a Torino al primo convegno nazionale per la creazione di una Rete di insegnanti che promuova la bioetica nelle scuole superiori. Ora, forte di questo primo passo, ha avviato un’ulteriore opera di sensibilizzazione, invitando gli studenti a partecipare alla Conferenza Nazionale delle Scuole, istituita nel 2002, che si terrà ad aprile a Torino, e a svolgere nei mesi precedenti un percorso di approfondimento sui temi che proporrà. A coordinare il convegno dello scorso marzo, istitutivo della Rete, è stato Maurizio Mori, Ordinario di Bioetica all’Università di Torino, Presidente della Consulta di Bioetica Onlus e Componente del Comitato Nazionale per la Bioetica. Gli stessi organismi che con l’Istituto Italiano di Bioetica e la Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica del CNR, promuovono l’appuntamento del prossimo aprile, dedicato, dal 2002, a un tema specifico, che quest’anno è “Il consenso informato: che cos’è, come e quando applicarlo nelle occasioni della vita”.
Finora, le scuole sarde non hanno preso parte alle sessioni annuali della Conferenza nazionale. Questa, grazie al tramite della Walter Piludu, rappresenta la prima volta. I primi studenti coinvolti nel progetto sono stati gli allievi del Liceo Siotto-Pintor di Cagliari, che il 21 ottobre hanno accolto l’Associazione, e hanno seguito, nell’aula “Sergio Atzeni” dell’Istituto di viale Trento, la lectio magistralis di Maurizio Mori. A precederla, i saluti del professor Aldo Pillittu, dirigente scolastico, che ha sottolineato il ruolo della scuola nel rendere cittadini consapevoli i suoi studenti, e l’introduzione di Marinella Maucioni, componente della Walter Piludu, a lungo docente di Storia e Filosofia del liceo classico cagliaritano, che ha tenuto a sottolineare l’importanza di una legislazione garante del rispetto e dell’applicazione dei principi basilari della nostra Costituzione, per la salvaguardia dei diritti delle persone nella vita individuale e sociale.
«Per me la bioetica è il più grande movimento culturale degli ultimi 50 anni, in Occidente», ha esordito il professor Mori. Nasce negli anni Settanta e mette al primo posto il valore dell’autodeterminazione. Il consenso informato, che è alla base del rapporto tra medico e paziente, altro non è che una forma di autodeterminazione. La nascita della bioetica è strettamente connessa alla rivoluzione biomedica, il processo storico che in quegli stessi anni ha portato l’uomo a controllare il mondo organico. Una conquista, come una conquista fu la Rivoluzione industriale che ci consente il controllo del mondo inorganico, ed è stata, come dice lo storico Eric Hobsbawm, “la più grande trasformazione della umanità di cui abbiamo documenti scritti”.
Come al tempo del Romanticismo – dice Mori -l’obiettivo era l’allargamento della libertà socio-politica, ora al tempo della Bioetica l’obiettivo è l’allargamento dell’autodeterminazione come base del benessere individuale e sociale.
È la nascita di un’etica senza assoluti; la consapevolezza piena che occorre analizzare il mondo partendo da categorie nuove; una rivoluzione culturale che porta a una visione più ampia, e più libera, della vita. E il punto focale del cambiamento di prospettiva apportato dalla bioetica è, afferma Mori, la distinzione tra vita meramente biologica, fisico-chimica, e vita biografica: fatta di sensazioni, ricordi, aspirazioni, progetti, consapevolezza di sé, e relazione con gli altri. Soprattutto relazione.
Da qui le domande sui grandi temi del principio e della fine della vita. Da qui l’urgenza di una visione nuova, libera da pregiudizi, tabù, ma non per questo priva di dubbi, sul senso del nostro stare al mondo. Da qui l’importanza della creazione di una rete di insegnanti che promuova lo studio nelle scuole superiori di una materia così fondamentale per la nostra esistenza.