“Viaggio al termine della vita” – Intervista al programma televisivo “Le Iene”
Il popolare programma televisivo “Le Iene” ha mandato in onda, il 5 febbraio 2015, un servizio intitolato “Viaggio al termine della vita” fatto da Nicola Barraco e Matteo Viviani con Nicola Quarta.
Walter Piludu ha risposto a domande inviate anticipatamente. Le risposte sono state lette dalla moglie Marinella. Nel servizio è stato riportato un ampio stralcio dell’intervista che viene ora riprodotta nel testo integrale.
Quando ti sei accorto di essere malato come te ne sia accorto?
Per caso, usando un utensile.
Quel giorno, quando pensavi che il coltello elettrico non tagliasse, che ti è passato per la testa?
Un banale deficit muscolare.
Cosa hai pensato quando ti hanno dato la diagnosi?
Che la mia vita entrava in un tunnel buio, senza uscita.
Cosa senti del tuo corpo?
Come un sacco di patate, anche se sensibile.
E allora in che modo hai coscienza di te?
La mia testa e il mio cuore funzionano.
Cosa provi, quali sono le tue percezioni?
Provo affetti ed ho il rispetto per le idee nelle quali credo.
Cosa vuol dire essere vivi?
Provare sentimenti e riuscire a pensare.
Ti senti vivo?
Sì, nonostante tutto.
Cosa è la libertà?
È tante cose, troppe per un “domanda e risposta”.
Cosa puoi fare autonomamente?
Pensare e amare.
Cos’è per te l’autonomia?
Una cosa bellissima, persa per sempre.
Come vivi il fatto di non essere più autonomo?
Con enorme dolore e frustrazione.
Cos’è che ti dà più piacere?
La vicinanza dei miei affetti.
Ti guardi mai allo specchio?
Quasi mai.
La cosa che ti fa soffrire di più?
La perdita della mia autonomia.
Qual è la sensazione predominante?
Il senso della fine imminente.
La cosa a cui pensi più spesso?
La morte.
Quella che ti manca di più?
Oltre all’autonomia, poter suonare il pianoforte e le battute di caccia al cinghiale.
Qual è la cosa che ti dà più gioia?
Oltre agli affetti, la capacità di affermare ancora le idee nelle quali credo.
Come si svolge la tua giornata tipo?
Letto, sedie a rotelle, computer a comandi oculari.
Prima di ammalarti cosa pensavi dell’eutanasia?
Quello che ne penso oggi, un diritto inalienabile di libertà dell’individuo da affermare con una legge seria e rigorosa.
E della morte?
La fine di tutto, fatti salvi i ricordi che una persona lascia dietro di sé.
E adesso cosa ne pensi, è cambiata la tua percezione?
No, la percezione è la stessa.
Ti ricordi il primo momento in cui hai pensato che volevi farla finita?
Sì, non sono il primo ma anche gli altri.
Da allora, per cosa è valso la pena vivere?
Temo di ripetermi, gli affetti e le mie risorse intellettuali.
La forza per andare avanti dove la trovi?
In me stesso, sin che dura.
Qual è il tuo rapporto con la sofferenza?
Mi sono scoperto insospettate capacità di sopportazione.
Cos’è per te la dignità?
Rispetto per se stessi.
Come vivi dal di dentro la tua autodegenerazione?
Con rabbia e sopportazione.
Fino a che punto la vita è degna d’essere vissuta?
Ogni uomo ha la sua risposta.
Chi può deciderlo?
L’ho già detto, ogni uomo lo stabilisce per sé.
Quella individuale è una volontà imprescindibile?
Certamente sì.
Quale dovrebbe essere il ruolo dello Stato riguardo al fine vita?
Quello di predisporre una legge seria e rigorosa che sappia normare il rifiuto dell’accanimento terapeutico la possibilità del ricorso all’eutanasia.
Cosa ne pensi del testamento biologico?
Provvedimento sacrosanto, anch’esso da affermare con legge.
Rimanere in vita è un dovere?
Innanzitutto un diritto e, secondariamente, un dovere nelle relazioni con gli altri.
Perché?
Perché una persona è anche le sue relazioni.
Quando vorrai congedarti dalla vita?
Ho collegato questo momento alla perdita totale della parola ma naturalmente non posso escludere un ripensamento.
Perché per te la voce è così importante?
Oltre a motivi spirituali, ci sono ragioni pratiche che mi appaiono insormontabili.
Non credi che anche senza quella la tua vita sarà “degna” d’essere vissuta?
Astrattamente forse sì, soprattutto per chi vede le cose da fuori.
Non pensi che sia un atto di vigliaccheria staccare la spina?
Non è un problema di mancanza di coraggio ma di esaurimento dell’energia vitale.
Quale sarà il tuo ultimo desiderio?
Il benessere di mia figlia, quasi 35 anni, senza lavoro.
Non c’è niente che potrà farti cambiare idea?
Quien sabe?
Hai paura della morte?
Sì.
Come ti immagini la tua fine?
Un’altra domanda?
Credi nell’aldilà?
No.
E nell’anima?
Se l’anima è tutto quello di immateriale che connota un essere umano, certamente sì.
Cosa ne sarà di te quando il tuo cuore smetterà di battere?
Materia deperibile.
Sei cattolico?
No.
Sei arrabbiato con Dio?
Sono agnostico, non posso essere arrabbiato con una entità di cui non conosco l’esistenza.
Non ti sei mai chiesto “perché proprio a me?”
Si, ma sono fatalista.
Cos’è per te la fede?
Per chi ce l’ha, penso sia una grande consolazione.
Cosa pensi del suicidio?
È una manifestazione del diritto individuale di autodeterminazione.
Cosa pensi di chi si toglie la vita perché ha perso tutto, è disperato, non ha i soldi per andare avanti etc. etc.?
Pietà e rabbia per la carenza, a monte, di solidarietà sociale.
Sei d’accordo che in quei casi la legge cerchi di impedire a queste persone di togliersi la vita?
Sì, io credo che la società dovrebbe fondarsi su valori effettivi ed efficaci di solidarietà.
Quindi qual è il confine che dovrebbe concedere ad un individuo di togliersi la vita?
Lo stato di sofferenza e di malattia della persona.
E chi lo dovrebbe definire?
La legge fissando protocolli sanitari rigorosi.
Ma quando sceglierai di toglierti la vita tua moglie come la prenderà?
Non so come avverrà la mia morte, in tutti i casi tra di noi ci sono legami profondi tra cui il rispetto. Poi certo ci sarà il grande, reciproco dolore per il distacco, ma questo è ahimè nel destino di noi umani.
I tuoi figli?
Con la mia adorata figlia, lo stesso dolore.
Ne parlate spesso?
No, quasi mai.
Cosa vi dite?
Le parole, in questo caso, non servono.
Pensi che soffriranno di più nel vederti morire o nel vederti in questo stato?
La sofferenza per il distacco credo sarà più acuta.
Eutanasia: perché questo termine sembra spaventare le persone, la politica e i religiosi?
Perché la libertà è in contrasto naturale con il potere.
Secondo te perché in alcuni paesi del mondo è legale e in Italia invece no?
Per le specifiche condizioni culturali dell’Italia.
Oggi la libertà di togliersi la vita è, per legge, un crimine, cosa ne pensi?
Non mi risulta, non esiste alcun articolo del codice penale che sanzioni suicidio, neanche nei casi di suicidio fallito.
Come te lo spieghi? Secondo te è un problema solo politico o anche religioso?
Entrambe le cose.
Cosa vorresti dire a chi si trova nelle tue stesse condizioni?
Lottare sin quando è possibile.
Cosa vorresti dire a chi ha appena scoperto di essere ammalato di Sla?
Prepararsi ad un lungo combattimento dall’esito scontato.
Cosa diresti a tua moglie un minuto prima di toglierti la vita?
Tutto il mio amore.
Cosa diresti a tua figlia?
A mia figlia direi del mio amore e di avere sempre il rispetto di se stessa.
Cosa diresti, adesso, a Dio?
Mi dispiace, da quando avevo 18 anni sono agnostico.
Cosa diresti adesso a chi sta guardando la tua intervista?
Così cerca di concludere la sua vita un uomo che ha amato la libertà e la giustizia sociale.