Lettera aperta al mondo politico sardo
Cagliari, 9 giugno 2020
L’Associazione Walter Piludu richiama l’attenzione del mondo politico sardo sull’urgenza di riportare in primo piano il diritto di tutti alla salute, pesantemente messo in angolo dall’emergenza Covid-19. Sono drammaticamente evidenti, anche nella nostra isola, i danni collaterali legati alla sospensione negli ultimi tre mesi delle normali attività sanitarie dei presìdi territoriali. Ospedali, poliambulatori, studi medici specialistici, laboratori di analisi hanno chiuso i battenti per i pazienti non Covid, dal 9 marzo sino al 3 giugno, determinando un accumulo spaventoso delle liste d’attesa (oltre un milione di visite arretrate), causando dolore e pressanti richieste di soccorso – specialmente da parte dei malati più gravi – che non possono non interrogare la coscienza di ciascuno. Così come sono stati purtroppo evidenti i danni anche tragici provocati dai ritardi nel provvedere alla tutela del personale sanitario e dei pazienti con rifornimenti di adeguati strumenti di protezione.
Questo tuttavia non è il momento delle recriminazioni e delle polemiche. Riteniamo sia urgente guardare avanti e soprattutto sollecitare fermamente chi ci amministra a correre ai ripari. Anche in vista di un possibile ritorno dell’emergenza. Se la pandemia ci ha colti impreparati, mettendo a nudo le tante debolezze e inefficienze, certo non casuali, accumulatesi negli anni, è impensabile che si continui a navigare a vista. La sanità deve essere pronta. Lo chiedono i malati che fanno riferimento ad associazioni come la nostra, lo chiede la società civile.
Il sistema sanitario sardo va rimodulato. Il caso Lombardia ha dolorosamente evidenziato i risultati nefasti di una organizzazione territoriale messa in secondo piano a favore di altre attività sanitarie, sia pure di eccellenza. Il cambiamento è improrogabile, per venire incontro alle esigenze di chi ha urgente bisogno di cure, e per preparare un futuro più certo per tutti.
Attualmente, in Italia, i dati relativi alla pandemia sono confortanti. Segno dei comportamenti virtuosi che hanno portato alla riduzione della contagiosità. Nessuno però può garantire che il virus, che oggi ha al suo attivo oltre sette milioni di contagiati in tutto il mondo, non si ripresenti, in autunno, in inverno, in altre forme negli anni futuri, sempre più segnati dal nostro rapporto malato con l’ambiente e da una globalizzazione che mette pesantemente in gioco la salute dell’intera collettività. In quest’ottica, dobbiamo ancora attenerci alle note regole di prudenza e cautela, ma innanzitutto è nostro dovere sollecitare l’attenzione delle istituzioni preposte a garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini. E non si dica che non ce lo possiamo permettere. Sebbene le risorse finanziarie non siano illimitate, come utilizzarle – destinandole ad uno o ad altro scopo – è sempre una questione di scelte e priorità.